I
"volontari" sono pronti!
15
migranti
e richiedenti asilo sono
stati "selezionati"
dalla Diocesi,
attraverso la Caritas
di Perugia, per
impiegarli in modo diretto a lavorare per lo stesso Comune.
Speriamo
che, i nostri amministratori, non abbiano fatto i "conti senza
l'oste".
Si
parla, nell'accordo siglato tra Diocesi e Comune, di 15 persone tra
gli assistiti della stessa Caritas, pronti ad adoperarsi per ridare
splendore al verde della nostra città.
L'ennesimo
progetto, sperando che vada a buon fine dopo i numerosi e clamorosi
tentativi di altri che non hanno dato esito positivo (se ne vedano
due tra tutti: chioschi estivi nei parchi e il fallimento nell'impegnare
le Associazioni dei cittadini a tale scopo), per tentare di
riqualificare il verde. Con la necessità di questo progetto,
implicitamente dal Comune, c'è stata l'ammissione che non va per
nulla tutto bene come affermato sempre, in ogni circostanza, dal
titolare della delega medesima!
Questo
impegno, preso attraverso
la Caritas
in
"favore" dei cittadini, è
diretto a
ben più alti scopi umanitari dichiarati,
utilizzando il medesimo protocollo come viatico per "l'inclusione
sociale di alcuni migranti volontari, con l'obiettivo di favorire
la loro integrazione, proprio attraverso lo svolgimento di attività
volontarie e gratuite di pubblica utilità". Nulla
da eccepire. Solamente non si capisce bene come mai solo per "i
15"!
Eppure ci sarebbe il posto e
del lavoro per
moltissimi
di più se volessero. Ma i migranti lasciati fuori lo vogliono?
Sembra di
no!
Un
altro aspetto ben sottolineato dai Prelati di Perugia è che, con
questo accordo, si dà una diversa
dignità a queste persone, favorendo una nuova percezione che di loro
avranno
i cittadini di Perugia.
Potrà
essere anche vero ma, se bastasse far lavorare la gente "gratis"
per integrarli, accogliendoli a braccia aperte tra i residenti,
vorrebbe dire che i medesimi residenti dovrebbero chiudere gli occhi
su tutti i fatti criminali e sui
danni fisici e sociali che
procura quella
maggior parte di
chi si
comporta male in
città; clandestini o no.
È
vero, gli
immigrati,
che si
comportano
onestamente,
hanno
il "diritto" di sentirsi accolti
ed integrati
ma, certo, non è questa la strada da percorrere per ottenere la
realizzazione di questo obbiettivo. Questa
strada può solo raggiungere l'obbiettivo di dare soddisfazione a
chi si sente arrabbiato e che vorrebbe, per sfogare questa rabbia,
vedere sottomesse
queste persone già da molto tempo, dichiarando da
sempre che
l'unico modo e forma di trattamento, accoglienza e integrazione è quella o
di mandala via o di
vederli impegnati nei lavori, al
servizio della comunità, senza
essere retribuiti, come
appunto realizzato con
quest'accordo.
Comunque
sia, il Comune sempre ci guadagna perché nel protocollo
è previsto che la
Diocesi, attraverso la stessa Caritas, si impegni per i costi della
copertura assicurativa nonché dell'acquisto del materiale e delle
attrezzature necessarie.
Giampiero
Tamburi
(Coordinatore
P:SC)